Alla fine dell'Ottocento le ricerche di Cesare
Lombroso sul delinquente e su come intervenire per migliorare le
condizioni delle prigioni contribuirono a ottenere la riforma delle
carceri del Regno d'Italia, emanata nel 1891.
Il padre dell'antropologia criminale, però,
iniziò a collezionare oggetti vari molto tempo prima, che vennero
raccolti in un iniziale museo nel 1876, allestito nel laboratorio di
medicina legale dell'Università di Torino. La raccolta, che nel
corso degli anni si è arricchita grazie a donazioni pubbliche e
private, fu trasferita nel 1947 nell'edificio che la ospita
attualmente.
Le antiche vetrine restaurate custodiscono gli
oggetti, oltre 4000, che testimoniano il pensiero e il sistema
scientifico di Lombroso: crani, scheletri, maschere mortuarie,
impronte, fotografie, modelli di penitenziari. Però non
spaventatevi! Non si tratta di un museo dell'orrore, ma
un'esposizione che vuole raccontare le teorie di un genio del suo
tempo.
Il pensiero di Lombroso
Le teorie del criminologo si fondavano sul concetto di criminale per nascita, secondo cui l'origine del comportamento criminale era causata dalle caratteristiche anatomiche del criminale, che risultava essere fisicamente differente dall'uomo normale presentando anomalie che ne determinavano la condotta socialmente degenere. Secondo questa convinzione, quindi, l'inclinazione al crimine era una patologia ereditaria da curare. Nell'ultima parte della sua vita, però, Lombroso prese in considerazione anche i fattori ambientali, educativi e sociali come coadiuvanti a quelli fisici nella scelta del comportamento criminale.
Durante la sua vita affrontò molti temi che, secondo la sua teoria, erano attinenti all'essere criminale. La prostituzione femminile, che considerava l'equivalente del delitto maschile o, ancora, il mattoide, considerato come un anello di congiunzione tra il genio, il criminale e il folle.
Il museo
L'esposizione si articola in undici stanze, che seguono il doppio registro di “ricostruzione” tipico del museo storico e “comunicazione” del lavoro di Cesare Lombroso.
L'allestimento è basato su un percorso cronologico che ricostruisce cronologicamente le tappe fondamentali della storia della giustizia a partire dall’uso della tortura e della di pena di morte fino all’affermarsi della punizione da scontare in carcere, decisa a partire dalla fine dell’Ottocento. Aree tematiche presentano i corpi di reato che, dal 1930 fino agli anni recenti, sono stati forniti da provvedimenti degli uffici giudiziari, mentre strumenti di tortura testimoniano la crudeltà delle antiche pratiche punitive. La riproduzione della sedia di tortura - detta “ungherese” - rappresenta uno degli strumenti inquisitori utilizzati nel XVI-XVII secolo per ottenere la confessione di donne accusate di stregoneria. La “briglia delle comari”, un reperto autentico ritrovato nel fiume Adda nel comune di Pizzighettone, è invece una maschera metallica dotata di una lingua di ferro che veniva applicata sul volto delle donne accusate di maldicenza e calunnia.
Gli oggetti provenienti da alcune carceri italiane, da Lombroso definiti malizie carcerarie, raccontano un profilo del carcere nei primi decenni del Novecento. Infine, un'ampia sala è dedicata agli omicidi e ai fatti di cronaca che suscitarono molto scalpore negli anni del secondo dopoguerra come i reperti relativi a Leonarda Cianciulli, detta la "Saponificatrice" di Correggio, che bolliva le sue vittime con soda caustica per ricavarne del sapone.
Insomma, il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso può sembrare un po' macabro ma se lo guardiamo dal punto di vista della documentazione storica, rappresenta una grande risorsa. Soprattutto per chi non si perde una puntata di Criminal Minds!
Palazzo degli istituti anatomici
Via Pietro Giuria 15 Torino
Telefono: 011670815
Orari di apertura: dal lunedì al sabato 10-18
Biglietti: intero 5 euro – ridotto 3 euro