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In giro per librerie storiche a Firenze per non dimenticare il passato

DI: Alessandro Bertini |5 feb 2014
In giro per librerie storiche a Firenze per non dimenticare il passato

Il rapporto tra Firenze e la letteratura è sempre stato conflittuale, fin dai tempi di Dante Alighieri. Nemo profeta in patria. Scrittori e poeti illustri hanno vissuto o soggiornato in città per brevi periodi, altri sono semplicemente passati per toccare con mano questo scrigno di bellezza e cultura che fino ai primi decenni del secolo scorso rappresentava uno dei maggiori crocevia intellettuali del mondo occidentale.

Gabriele d'Annunzio e Benedetto Croce frequentavano abitualmente una delle librerie storiche più antiche d'Italia, la libreria antiquaria e casa d'aste Gonnelli fondata nel 1875, che ancora oggi si trova in via Ricasoli 6, in pieno centro storico. Un luogo di culto per chi ricerca e colleziona manoscritti, stampe antiche e libri introvabili. Un pezzo di storia che trasmette al contempo fascino e soggezione: se non ci credete, entrate nella Saletta Gonnelli, situata accanto alla libreria, e soffermatevi per un attimo a pensare che in questo ambiente vennero esposti dipinti di maestri come Giovanni Fattori o De Chirico.

Ancora più antica è la libreria antiquaria Gozzini, nata nel 1850 in piazza del Duomo e trasferitasi in via Ricasoli (ancora tu!) proprio di fronte all'ingresso della Galleria dell'Accademia. I turisti arrivano a frotte al n° 60 per vedere il David di Michelangelo (l'originale! Quelli di fronte al Palazzo Vecchio ed al Piazzale sono delle copie) senza sapere che:

a) il museo custodisce altri capolavori! Dipinti di Filippino Lippi, Pontormo, il Ghirlandaio, il Perugino...

b) al n° 49 si trova un altro museo (ad accesso libero), la libreria Gozzini appunto, che dispone di 23 sale collocate su 3 piani con gli arredi originali del 1959. Al suo interno più di 150.000 libri, opere del '500, trattati di storia, scienze e geografia, incisioni di artisti moderni e litografie.

Libreria Giorni_400x300

Anche in questo caso sono molti i personaggi famosi che solevano acquistare e frequentare le sue sale. Su tutti come non citare Benedetto Croce, Luigi Einaudi e in tempi più recenti Giovanni Spadolini. Quest'ultimo era notoriamente un "divoratore" di libri ed un collezionista appassionato, come testimonia la sua villa in Pian dei Giullari dove sono accatastati centinaia di libri e manoscritti rari, oggi patrimonio della Fondazione Spadolini, soprattutto sulla storia d'Italia, Garibaldi e Napoleone.

Tra le librerie che lo videro spesso oltrepassare la soglia d'ingresso c'è la libreria Giorni in via Martelli 35r, un negozio di libri fuori commercio ed usati piuttosto anonimo allo sguardo, diventato famoso per ospitare testi non graditi al regime fascista. Quasi non ci si accorge della sua presenza quando le si transita accanto diretti verso il Duomo o piazza San Marco in direzione opposta. Una vecchia insegna "Libri e stampe - occasioni" è il solo richiamo per i passanti. Accanto alla vetrina, una piccola porta conduce al seminterrato stracolmo di scaffali su cui sono stipati libri di ogni genere, stampe e spartiti musicali rarissimi, oggetto del desiderio anche di direttori di orchestra come Riccardo Muti e Claudio Abbado.

L'ex Presidente del Consiglio era anche un letterato e presentò più di una volta i suoi scritti alla Libreria del Porcellino, una delle più amate dai fiorentini. Purtroppo l'antica "Casa del libro", il nome originale alla sua apertura nel 1939, poi cambiato per la vicinanza alla scultura del "Porcellino" in piazza del Mercato Nuovo (a 100 metri da Piazza della Signoria), è chiusa dal 2011 e da allora si è trasformata in libreria online.

E qui si aprono le note dolenti di cui accennavo all'inizio: negli ultimi anni a Firenze abbiamo assistito alla chiusura di molte librerie storiche. Locali tessuti nella trama della città a cui tutti erano legati attraverso un filo di storia personale. Mi riferisco alla storica libreria Caldini di via Tornabuoni e alla libreria Marzocco (adesso Martelli) in via Cavour, datata 1840, dove anch'io mi recavo durante i primi giorni di scuola negli anni del Liceo per acquistare i libri di testo e sfogliare le guide di viaggi che anche allora stimolavano la mia curiosità.

Oppure alla storica libreria Le Monnier fondata nel 1926 dall'editore francese omonimo, che nella sua sede seicentesca in via San Gallo 33 accoglieva critici e letterati del calibro di Giulio Einaudi e Leone Ginzburg, Sandro Pertini ed Enzo Biagi. Per finire con la più giovane libreria Edison, chiusa lo scorso anno nonostante petizioni popolari e decine di iniziative mirate a salvarla.

Colpa della crisi economica e di quella atavica del mercato dei libri, stroncato dalla concorrenza dei supermercati? O di una società che ha sempre rifilato le briciole a tutto ciò che ruota intorno al mondo della cultura?

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