
Tutti noi abbiamo un’idea più o meno preconcetta di come sia
un locale in stile newyorkese.
Te lo puoi immaginare con molto glamour, con un tocco di under statement,
persino cool. E lo puoi immaginare sia
che tu sia un viaggiatore indefesso, sia che tu venga da un paesello di
settecento abitanti come il mio. Quando però capiti davanti a Barnum, a Roma, subito lo
associ alla città di Sex & The City.
Non credo ci sia una spiegazione psicologica raffinata per giustificare tutto
questo. Siamo figli e figlie della televisione, soprattutto se siamo cresciuti
a suon di Girelle. Però ci sentiamo
subito grandi appena ci lasciamo distrarre dalla lavagna con la lista delle
birre e dei cocktail.
Spesso poi quel tipo seduto fuori che chiacchiera con un amico o la ragazza
impegnata a scrivere al suo portatile seduta al tavolino, lanciano un chiaro
messaggio. Il Barnum è un locale per tutti e a tutte le ore. Lo è almeno dalle
9 di mattina alle 2 del giorno dopo. E forse per questo senso di libertà che
trasmette c’è chi tende ad associarlo addirittura a Berlino più che a New York.

Potrà capitarti di entrare senza sapere come si chiama. Così
almeno successe a me.
Mi piaceva e volli entrare e sedermi ad
uno dei tavoli. Non c’era (e non c’è) una poltrona esattamente uguale
all’altra. Non era (e non è) immenso eppure sembra esserci spazio in
abbondanza. Mi convinsero anche i dettagli come le fotografie sul muro di
mattoni dipinti di vernice bianca e persino una consolle per la musica. Ora
alle pareti ci sono delle stampe, la consolle non compare sempre, ma ci sono le
trapeziste in cartone…guarda in alto
sopra i tavoli ed il bancone.
Era l’ora di un tè, che poi divenne un’energetica centrifuga. Bastava attendere
poco e avrei potuto concedermi persino un aperitivo. Ma tornerò mi dissi. E
l’ho fatto più volte, in effetti.
Patrick Pistolesi e Federico Tomasselli sono i barnam
storici, pardon i bartender, dato che ho cominciato parlando della Big Apple.
Sono conosciuti e per questo che li cito. Nel 2013 Patrick Pistolesi ha vinto
la competizione Nikka Pefect Serve 2013 tra bartender.
Una delle particolarità che amo del Barnum è l’ampia scelta,
quasi a voler giustificare il suo nome. Infatti, oltreoceano Barnum richiama
alla mente il circo. Il Barnum &
Bailey Circus di Phineas Taylor Barnum stupì con un repertorio di stranezze gli
statunitensi di fine Ottocento. Quindi circo ma non come quello di Moira Orfei.
Sotto il tendone di Barnum potevi vedere la città dei nani, l’uomo leone e
l’oramai classica donna cannone.

Ovviamente le varietà di Barnum a via del Pellegrino sono
più tranquillizzanti. Birre, vini, cocktail, aperitivi a tema come Tacos y
Margaritas, a volte pure Champagne. Ma anche andarci per la cheesecake o la carrot cake, persino una cioccolata calda
d’inverno con un brownies è una buona scusa per fare qualcosa di diverso.
Le birre vanno dalla Na
Birretta del BOA di Ostia alla
Rochefort, passando per l’Augustiner. C’è pure la birra gluten free: la Mongozo
Pilsner. Attenzione però se il gluten free è una necessità e non un
capriccio perché si tratta in realtà di una birra
deglutinata e quindi in caso di intolleranza grave potrebbe dare problemi.
Una delle particolarità che apprezzo di più è l’attenzione
ai vecchi vini aromatizzata da aperitivo come il vermouth. Non è neppure questo
un caso. Il Barnum è conosciuto come uno dei migliori bar da cocktail della
Capitale e questi sono gli anni della golden
age del revival del vermouth.

L’unica pecca che riconosco a Barnum è la chiusura la
domenica.
Ora però mi resta una cosa sola da fare, andare da Barnum
per il cappuccino di Maurick. Mi è giunta voce che potrebbe meritare di stare
nella mia lista personale dei migliori
cappuccini di Roma. Chi si unisce in questo arduo compito?
Barnum Cafè
Via del Pellegrino 87
Telefono: 0664760483
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