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Yoga: guida pratica tra pratiche, chakra e curiosità
Lo yoga ha origini antichissime e si è tramandato per millenni nella cultura indiana e orientale prima di giungere fino a noi. Il dio Shiva, la divinità più importante dell’induismo, una figura estremamente complessa che rappresenta il Tutto e il Nulla, la vita e la morte, è anche considerato il più antico yogi dell’Universo e il creatore della filosofia e della religione a cui si fanno risalire le radici della pratica yoga. Secondo una nota leggenda, un giorno un pesce spiò Shiva che impartiva lezioni di yoga alla moglie Paravati riuscendo a carpire 84 asana prima di essere cacciato dal dio. Giunto sulle coste dell’India, il pesce si trasformò in uomo, Matsyendranah, e grato dell’accoglienza ricevuta dagli abitanti del villaggio in cui si fermò, insegnò loro le posizioni fondamentali.
La “sintesi” della filosofia yogica è contenuta nel testo sacro Yoga Sutra, l’opera di Patañjali risalente a circa 2500 anni fa e considerata la base della disciplina a cui tutti si ispirano. È composto da 4 capitoli con 126 sutra (aforismi) che spiegano il metodo da seguire per evolversi e vivere in armonia con la propria mente e il proprio corpo.
Lo yoga contemporaneo in Occidente è molto recente, datato intorno al 1900 d.C., quando i filologi europei iniziarono a interessarsi e a studiare sanscrito e i Veda, raccolta di testi sacri. Oltre ad appassionarsi al fascino misterioso delle scritture, gli studiosi si accorsero subito dei benefici fisici e psichici che la pratica poteva portare e questo diede grande slancio alla diffusione dello yoga in America e in Europa, complice anche l’inizio dell’emigrazione degli swami (maestri) dall’India al Nuovo Mondo e la conseguente proliferazione di discepoli spirituali. Dagli anni 60 in avanti, con l’aumentare di scuole, traduzioni e libri sull’argomento, lo yoga è diventato cultura di massa, perdendo parte del suo lato spirituale a favore di una pratica più fisica e orientata al benessere.
I chakra
La parola sanscrita chakra significa letteralmente “ruota”, “vortice” ed indica sette punti precisi lungo la colonna vertebrale percorsi dai canali energetici del nostro corpo che scorrono incessantemente avanti e indietro a spirale. I chakra, secondo la dottrina orientale, sono delle porte d’accesso all’essenza corporea e vengono associati ad altrettanti livelli fondamentali della coscienza.
Il settimo chakra (Sahasrara) si trova oltre la testa e rappresenta la consapevolezza pura, il sesto chakra (Ajna), meglio noto come “terzo occhio”, corrisponde alla nostra vista psichica intesa come saggezza interiore, il quinto chakra (Vishuddha) si trova in prossimità di collo e gola e regola la comunicazione, il quarto chakra (Anahata) è il centro del cuore e permette di esplorare i sentimenti più profondi, il terzo chakra (Manipura) regola il metabolismo e la volontà personale, in corrispondenza del plesso solare, tra stomaco, milza e fegato. Il secondo chakra (Svadhistana) è situato dietro agli organi sessuali ed è collegato alle emozioni, infine il primo chakra (Muladhara) è la base del nostro corpo in prossimità del coccige, è il nostro collegamento con la terra e la realtà che ci circonda.
Le pratiche
Anche se non è del tutto appropriato dividere lo yoga in diverse correnti, di fatto - soprattutto in Occidente - la suddivisione esiste e ha più che altro a che fare con il ritmo che si segue nell’esecuzione delle asana (posizioni). Tra le miriadi di discipline insegnate nelle scuole, le principali sono Ashtanga, Hatha Yoga, Vinyasa e Bikram.
Ashtanga consiste nella ripetizione metodica della stessa sequenza di asana finché non la si esegue alla perfezione, per poi passare al livello di difficoltà successivo. Le posizioni tenute per diversi cicli di respiro e la necessità di utilizzare i badha per tutta la durata degli esercizi la rendono una pratica fisicamente impegnativa.
Hatha Yoga è una pratica votata al raggiungimento dell’equilibrio tra corpo e mente grazie all’unione di tecniche di respirazione e posture mantenute a lungo, oltra a una parte dedicata alla meditazione. Si basa sul testo fondamentale dello yoga scritto da Svatmarama Yogin.
Vinyasa letteralmente “flusso”, “connessione”, consiste in una pratica dinamica in cui i passaggi da un’asana all’altra, sempre dettati dal ritmo del respiro, diventano una fluida sequenza di movimenti. È uno stile energetico che aiuta a mantenere la concentrazione anche sotto sforzo.
Bikram è una prova di forza, resistenza e costanza. In una stanza riscaldata artificialmente a 38° C con il 60% di umidità, si pratica una sequenza fissa di 26 asana. L’alta temperatura scioglie muscoli e articolazioni, stimola la circolazione e favorisce l’eliminazione di tossine.
Yoga e musica
Nella comunità yogica il dibattito sulle pratiche con o senza musica è sempre di grande attualità, perché rappresenta una sorta di scissione tra scuola ortodossa e contemporanea occidentale. Secondo la tradizione, l’uso della musica è in contrasto con l’aspetto meditativo, introspettivo e profondo della pratica, anche se è altrettanto vero che alcuni suoni - pensiamo per esempio alle campane tibetane - aiutano a sostenere lo sforzo fisico; un piacevole sottofondo inoltre è adatto quando, come purtroppo spesso accade, non si è nella condizione di poter aspirare a un silenzio assoluto (traffico, spazi aperti o condivisi, ecc…).
Glossario yogico
Un piccolo dizionario yoga è importante per fissare bene le parole ricorrenti delle pratiche. La maggior parte dei vocaboli utilizzati nello yoga è di origine sanscrita, sono parole composte e spesso derivano da nomi di persone, divinità o titoli di testi sacri.
- Bandha: legame, catena, contrazione; una postura dove alcuni organi o parti del corpo vengono contratti e controllati
- Chaturanga dandasana: posizione del bastone a terra, fa parte della sequenza del Saluto al sole
- Hata: forza di volontà
- Mantra: sillaba, parola o frase sacra ripetuta come aiuto alla meditazione
- Namasté: saluto di fine pratica, è una parola originaria della zona dell’India e del Nepal
- Om Shanti: pace nella mente, è un mantra cantato a inizio e fine pratica
- Prāṇāyāma: dalla radice prana (respiro, forza vitale), è il quarto stadio dello yoga che regola l’energia attraverso il controllo ritmico della respirazione
- Ujjayi: “il respiro vittorioso”, un pranayama fondamentale che prevede la parziale ostruzione della glottide
- Shavasana: posizione del cadavere, si attua al termine della pratica nel momento del rilassamento
- Yoga: deriva dalla radice “yuj” e significa unione, comunione, fusione completa
- Yogi / yogini: Colui / colei che segue il cammino dello yoga
E voi, che tipi da yoga siete? Potete segnalarci le vostre impressioni su Facebook e nel frattempo leggere questi articoli correlati:
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