La
sera del 23 Giugno rappresenta in città la data ufficiale di inizio delle
cene in terrazza. Non importa che lo spazio a disaposizione sia piccolo o grande; l’usanza di mangiare all’aperto proseguirà per tutta l’estate fino all’arrivo dell’autunno inoltrato. E se in famiglia c’è chi si chiama Giovanni, del quale ricorre l’onomastico, non ci si potrà esimere dall’invitare parenti e amici.
Notte magica dunque, quella tra il 23 e il 24 Giugno, festa di San Giovanni Battista, la cui tradizione, legata al Solstizio d’estate, si perde nella notte dei tempi. Per alcuni è la notte delle streghe in cui si raccolgono le noci per il Nocino, per i baresi è l’ennesima occasione
pe’ fa uàscezz all’aperto.
La nostra consuetudine di festeggiare la
vescìgghie de San Giuànne con canti, balli, bevute e mangiate, trae origine da una leggenda popolare. Si narra infatti che San Giovanni avesse dormito per tre giorni e tre notti di fila senza che neppure Gesù Cristo riuscisse a svegliarlo, né tanto meno la musica assordante accompagnata da frizzi e lazzi di ogni genere. E se memorabili rimangono le feste da ballo di una volta, in abito da sera, al Barion - sin dai primi del ���900 - o al Circolo Tennis, o negli anni ottanta al Country club, che ospitava concerti di cantanti famosi, quasi impossibile ancora oggi a Bari non andare a ballare per santificare la vigilia di San Giovanni.
Se non avete un amico o un parente che si chiama Giovanni e che quindi festeggia l’onomastico sul terrazzo di casa sua, c’è da scegliere dove andare.
Il Borgo antico indubbiamente conserva intatto il suo fascino, grazie a Michele Fanelli fondatore e instancabile animatore del circolo ACLI Dalfino che da anni e anni ripropone la tipica cena tra i vicoli e le corti di Bari vecchia. Il menu, manco a dirlo, è nel segno della più pura tradizione, così come in tutti i locali della città, nonché nei numerosi circoli cittadini che ancor oggi organizzano serate danzanti dedicate al magico evento.
E veniamo ai piatti che non possono mancare per la vigilia di San Giovanni; anzi, diciamolo pure, dovrebbero essere il minimo da portare in tavola.
Per antipasto il tipico crudo di mare, accompagnato da provolone semi piccante, olive nere e salsiccia secca piccante. Seguono i primi: Vermecidde a la sangiuannidde, in onore del Santo - con pomodori e alisce du Sprone; Minuicchie - i tipici cavatelli baresi piccoli piccoli - conditi con pomodoro fresco e ricotta marzotica.
Di secondo è d’obbligo la frittura di pesce, servita ben calda. A seguire verdura di stagione e ortaggi da mangiare crudi: pomodori, caroselli, cuori di sedano, cime- cicoria, ravanell Per concludere, la tipica abbuffata di fioroni accompagnati dalla filastrocca di rito:
“U pèssce tunne tunne / U-ammenàme iìnd’o chelùmme. / U chelùmme amar’amàre, / U-ammenàme iìnd’o panàre. / U panàre trechelòre, / Tu sì figghie a menzeggnòre. / Menzeggnòre se chiàme Giuànne: / San GGiuànne, San GGiuànne, pigghie chelùmme e ammìne n-ganne”.
Indubbiamente si tratta un menu bizzarro tanto più se si pensa che ogni portata, anche di pesce, dev'essere accompagnata da un vino rosso corposo ben ghiacciato. Ma per devozione, la tradizione va rispettata sino in fondo e senza sgarrare.
Se siete curiosi di saperne di più su piatti tipici, storie e tradizioni baresi legate a San Giovanni, leggete
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Storia mè nonn-è cchiù, mal'a llore e bbèn'a nnù…