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Trasferirsi a Torino e amarla come si ama un vero amore

DI: Giovanna Gallo |22 apr 2014
Trasferirsi a Torino e amarla come si ama un vero amoreHo visto la prima volta Torino in agosto, nel 2006. Arrivavo con un Intercity vecchio stile dalla Calabria, con 4 ore di ritardo in valigia, oltre all’indispensabile per una vacanza. Mio padre non sapeva nulla del mio viaggio (ciao, Papà!), mentre mia madre era complice della mia fuga d’amore. Capirete che per me Torino è stata sin da subito una città romantica, che mi sussurrava all’orecchio di una storia appena nata, cresciuta poi all’ombra della Mole. La prima cosa che ho visto è stata una via secondaria in zona stazione. Non ci capivo niente e, se posso dirlo senza sembrare idiota, mi sentivo come Renato Pozzetto ne Il ragazzo di Campagna. Perfino quella via secondaria, che oggi percorro ogni giorni per andare a lavoro, mi sembrava strana, e nuova, e diversa da tutto quello che avevo visto fino a quel momento. torino_non_torinese
All’inizio la Mole mi inquietava moltissimo – da me, giù in Calabria, neanche le montagne ti sovrastano mai completamente - mentre sotto quella guglia appuntita mi sentivo piccola e allo stesso tempo stregata. Quella vacanza è stata bella ed è in quei giorni che ho guardato Torino da turista, come fanno adesso tutti quelli che vengono in città e si muovono con il naso all’insù per immortalare i palazzi eleganti o si piazzano coi cavalletti per fare una panoramica fotografica delle piazze. Però la nostra storia d’amore è iniziata dopo. E’ iniziata nei viali alberati, nelle vie dei negozi, nei vicoli del Quadrilatero, sotto le Porte Palatine e nella piccola mansarda in centro che ora è la mia casa. Chi mi conosce lo sa: non c’è nessuno più calabrese di me. Eppure Torino mi prende sempre alla gola, quando la guardo, ed esplode in autunno, ché non puoi fare a meno di fotografare le foglie; o inverno, quando il freddo ti prende le mani e piedi e ti fa venire voglia di un camino o una cioccolata calda (una sosta al Bicerin è obbligatoria come consiglia Federica!); in estate, quando scappano tutti al mare e in città non rimane nessuno, e i negozi sono vuoti, e le piazze solitarie, e le fontane zampillano e tu sei completamente sola e te la godi; in primavera, quando il Parco del Valentino si veste di pesca e profuma e colora tutto. Venire da un piccolo paese del Sud Italia, che pure è e sempre resterà casa, ha fatto sì che mi godessi da subito le mille possibilità della grande città. I ristoranti, gli eventi, i “ci troviamo in piazza” che si trasformavano tutti in mega raduni – perché si parlava di Piazza Vittorio, meta di chiunque nel weekend – ma anche le multisala, i locali da scoprire per caso durante una passeggiata, i musei, le vie piccoline battute da pochissimi. Io Torino la guardo come si fa con un innamorato. L’ho incontrata a un certo punto della mia vita. Non è sempre stata lì: è semplicemente arrivata. Come con un innamorato, ho cominciato a conoscerla piano piano. All’inizio non mi fidavo, adesso sì. Come si fa con un innamorato, spesso ci siamo consolate a vicenda. Ogni tanto litighiamo, e capita che non possa competere con la Nostalgia di casa; ma, come ogni innamorato, rimane lì, salda e fedele. Ogni quartiere della città è grande come il mio Paese d’origine e, proprio come in quel nido, anche qui si ricreano le stesse dinamiche. C’è il panettiere di fiducia, il fruttivendolo che pesa solo la tua frutta preferita, il barista che ti fa il caffè macchiato quando ti vede entrare, il parrucchiere che ti fa sempre lo stesso taglio, la gastronomia che ti mette da parte i piatti del giorno. E’ tutto a misura d’uomo, nei quartieri, ed è bello sentirsi parte di una città nella città, perché così la nostalgia è meno intensa, soprattutto quando batte forte nei giorni di festa, ché sei comunque lontana dalla Famiglia e certe cose non si dimenticano mai, anche se sei presa da una storia d’amore. I palazzi storici del centro fanno da cornice alla vera anima di Torino, quella elegante e austera. Sotto Natale si traveste da luci d’artista e ti racconta storie illuminate nelle vie principali, e in autunno veste i grossi viali alberati di marrone e giallo e ti mette di buon umore. Anche lontano dal centro, tutte le strade hanno una storia da raccontare. Nei quartieri si organizzano feste per celebrarne gli abitanti, e ognuno si mette di impegno per far funzionare le cose, per rallegrare gli spazi verdi dedicati ai bambini, per cancellare poco a poco il grigio che, pure,è ancora visibile in certe zone periferiche. Torino non era casa mia, fino a poco tempo fa. Adesso che lo è diventata, e che riesco a vederla come la cornice ideale per la mia futura famiglia, non riesco a toglierle gli occhi di dosso. A inquadrarla nelle fotografie. A descriverla nei racconti. A invitare gli amici per conoscerla. Proprio come si fa con un fidanzato. Come si fa con il vero amore.
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