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Suggestioni da Brera, un quartiere che non è solo Accademia
Spesso la si sente nominare come “quartiere degli artisti”. La zona di Brera è quella compresa tra via Pontaccio e via Monte di Pietà, in un quadrilatero che regala alcune delle strade più pittoresche di Milano dove perdersi in tour a piedi che non possono essere solo turistici. Perché Brera va (ri)scoperta anche dai milanesi.
Quartiere degli artisti innanzitutto perché è proprio qui che nell’epoca successiva alla Seconda Guerra Mondiale si ritrovavano intellettuali ed artisti, appunto, ma quartiere degli artisti anche perché in questa zona si trova la Pinacoteca di Brera, con l’Accademia e la Biblioteca Nazionale.
La Pinacoteca venne progettata dall’architetto Piermarini, all’interno di un convento trecentesco, e fin qui la cosa è nota a tutti; quello che si conosce forse un po’ meno, e che mi ha incuriosita non poco, sono le strane connessioni che aleggiano in questo quartiere, ma forse sono io quella cui piace esagerare con i collegamento strani!
Ditemelo voi.
Dicevamo Piermarini, ovvero l’architetto che ha progettato anche la celeberrima Scala, affacciata sull’omonima piazza, che ci riconduce ad una suggestione che parte proprio dal quartiere di Brera, conosciuta anche come “il sogno di Mezzanotte”, dove Mezzanotte non è un orario, ma un altro architetto, quello che ha progettato il palazzo della Borsa. Ma non perdiamoci.
A Mezzanotte capita di sognare una figura che si aggira nottetempo per la città e che lo invita a seguirlo: i due finiscono nella chiesa di San Marco (non a Venezia, siamo in Brera anche nel sogno), precisamente nella sagrestia. Mezzanotte si avvicina ad un quadro e la figura, chiamiamola così ora che siamo in confidenza, alza la cornice scoprendo una sequenza numerica.
Mezzanotte si agita e si sveglia, e il giorno dopo decide di andare a vedere se quello che ha sognato esiste anche nella realtà: scopre così che i tre numeri visti con gli occhi del sonno esistono veramente. Decide di chiuderla lì, secondo me pure un po’ sgomento.
Lui la chiude, ma i numeri escono al lotto (e chissà che improperi il Piermarini), così il nostro architetto si sfoga raccontando la storia agli amici, increduli. In casi del genere non c’è che da toccar con mano ed è proprio quello che fa la comitiva, se non che, una volta sul luogo del misfatto, di numeri non se ne vedono: la tela è immacolata. Il quadro raffigurava Tommaso Marino, il signore dell’omonimo palazzo in Piazza della Scala, ed è per questo che mi è scattata l’associazione.
Ok, ho capito, mi starete dando della pazza e non avete tutti i torti.
Questo però è solo un esempio, perché la chiesa di San Marco è un ricettacolo di leggende e suggestioni: qui dentro esiste un affresco dei primi del Trecento che rappresenta quello che molti chiamano Tarantasio, un drago che alla morte di Sant’Ambrogio avrebbe preso d’assedio i milanesi.
La fine di Tarantasio è piuttosto controversa, ma tra le possibilità più accreditate lo vediamo cadere vittima del nobile Umberto Visconti, che preso il coraggio di affrontarlo, lo uccide; a Tarantasio quindi l’onore di finire nello stemma della famiglia viscontea (anche se le sembianze parrebbero più quelle di un biscione), con un bambino in bocca: ricorda niente questa rappresentazione?
C’è poi chi dice che il famoso Biscione sia un simbolo massonico, ma qui non è il caso di scoperchiare questo vaso di Pandora.
Quindi, per tutti quelli che vogliono fare un giro a Brera, imperdibile la chiesa di San Marco!
Oltre ovviamente all’immancabile visita alla Pinacoteca, dove personalmente non smetto mai di rimanere affascinata dalle incredibili prospettive che aleggiano attorno al Cristo Morto del Mantegna, giusto per citare una delle opere che abitano queste sale.
Non dimenticate poi di perdervi tra le vie e di guardarvi attorno: ogni portone può racchiudere una piccola sorpresa di cui meravigliarsi, ed è bello passeggiare sui ciottoli insieme alla sensazione di essere altrove.
Sono tutte vie da percorrere con calma e magari con lo sguardo all’insù, pronto a cogliere ogni dettaglio: via Borgonuovo, ma anche via Fiori Chiari e via Fiori Oscuri. A proposito: sapete il perché di questo nome floreale? Pare sia un lascito della fantasia che disegnava le tendine dei bordelli del quartiere: una zona a luci rosse decisamente... bucolica!