Ormai a Bari non si parla d’altro da giorni e giorni... sull’autobus, in ufficio, al supermercato, dal parrucchiere, in palestra, al bar, persino nei negozi super griffati di via Sparano e strade limitrofe. Volete sapere qual è l’argomento principale di ogni conversazione in questi giorni a Bari? Non certo l’imminente elezione del primo cittadino, né l’ultimo evento mondano… La domanda è una sola: ”Ce cosa se mange la dì de Pasque?”. Insomma, che si mangia a Pasqua se non si va al ristorante (se ne cercate uno potete dare un'occhiata qua) o fuori città.
Eh già perché se a un amico che vi chiede dove trascorrerete la Pasqua rispondete quasi soprappensiero che resterete in città, a casa vostra o di vostra madre o della suocera, della sorella, della cognata, o che mangerete tutti insieme sop’ alla nonn’ o abbasc’ alla zi... scatta immediata la replica: ”che cosa preparate?” e a quel punto vi toccherà snocciolare il rosario di tutti i piatti che tradizione comanda per le feste terribl’ (festività solenni).
Se è vero infatti che il proverbio recita “Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi”, pensare di rinunciare al luculliano pranzo pasquale in famiglia, composto da tutte le portate simboliche a cui ci si deve dedicare per devozione, è proprio difficile.
Immancabile su tutte le tavole baresi che si rispettino è U Benedìtt (il Benedetto), l’antipasto composto da uova sode, ricotta, soppressata, su fette d’arancia e carciofi fritti. Ogni famiglia aggiungerà altri ingredienti che preferisce, ma questi non possono proprio mancare.
E dopo la benedizione della tavola, impartita dal capo famiglia con un ramoscello d’ulivo benedetto preso in chiesa la Domenica delle Palme, si può passare al crudo di mare.
Come primo piatto, specie nella città vecchia, dopo l’astinenza dalla carne imposta dalla Quaresima, si tornano a preparare orecchiette col ragù alla barese. Il ragù può essere fatto, oltre che con le tipiche brasciole di carne di cavallo, anche mettendoci insieme qualche pezzo di pancetta di maiale, oppure si fa un unico grande brasciolone, sempre di carne equina, farcito con uova sode. Ma questa non è una regola ferrea. C’è chi preferisce le più raffinate lasagne, o il tipico tegame di zitoni spezzati al forno con polpettine, uova sode e salame, a meno che non si preveda di portarselo il giorno dopo per la gita fuori porta di Pasquetta.
I secondi, sempre di carne, vanno dalle brasciole cotte nel ragù con cui si è condita la pasta all’agnello preparato in svariati modi: semplicemente arrostito sulla fornacedde (alla brace), al forno con le patate oppure in umido, con piselli, detto a bredett, con o senza, uova sbattute.
Contorni vari di verdure e ortaggi di stagione, u’ sopataue, infine i dolci e i liquori fatti in casa.
Colomba, pastiera, cassata, o cannoli, insieme alle uova di cioccolato non sono proprio dolci della tradizione barese, ma in genere non mancano mai. Ciò che invece è tipico e a cui bisogna pensare per tempo sono: i liquori, i taralli dolci, sia semplici che con lo zucchero fondente, le paste secche, ma soprattutto l’agnello di pasta di mandorle e le scarcelle. Agnello e scarcelle sono infatti i tipici doni che i fidanzati si scambiano per Pasqua.
Tutto quello che avanza a cui si aggiungono pizza di cipolla e focacce ripiene e altro ancora, costituiranno la colazione al sacco del lunedì du Angiue.
E voi cosa mangiate a Pasqua?