Nella cultura popolare partenopea hanno da sempre avuto un ruolo predominante storie macabre, di fantasmi e personaggi misteriosi. La stessa Napoli è una leggenda! Protagonista di tutte le storie sulla fondazione della città è la sirena Partenope che s’innamorò perdutamente del centauro Vesuvio; una passione che scatenò la gelosia di Zeus. Fu così che punì entrambi, trasformando lui in un vulcano e lei nella città di Napoli: uniti, nonostante tutto, per sempre!
Dalla bella sirena al munaciello, un uomo con sembianze di un fanciullo, vestito con un saio domenicano. “ ‘O munaciello: a chi arricchisce e a chi appezzentisce”, un proverbio che è tutto un programma… A distanza di mezzo secolo ancora vaga per le case e sembra prediligere, per il suo manifestarsi, luoghi come Via dei Tribunali, al centro storico. Non è pericoloso, anche se a volte si diverte a fare qualche dispetto, ed ecco che spariscono cibo ed oggetti di valore Al suo comportamento dispettoso spesso si accompagnano benevoli "lasciti" in moneta, prediligendo le belle donne. Le sue origini sono molto antiche; pare che intorno al 1400 in un monastero vide la luce un bambino deforme, nato da un amore contrastato. Per nascondere le deformità si copriva con un cappuccio. Da lì il nomignolo “lu munaciello”.
Sentirete parlare di questo misterioso personaggio anche qualora decideste di regalarvi una visita a Napoli Sotterranea perché l suo spirito aleggia ancora tra quei passaggi di tufo, larghi poco più di un metro.
Ma il rapporto dei partenopei con l'aldilà non si esaurisce certo con un fantasma dalle fattezze monacali; c'è che si affida alla “morte” per una vita serena. Al Cimitero delle Fontanelle, ossario del Rione Sanità che accoglie le vittime delle epidemie di peste e colera, si svolgeva il culto delle “anime pezzentelle”, ovvero delle anime abbandonate: si adottava una capuzzella, ovvero un cranio privo di scheletro, di cui ci si prendeva cura in cambio di protezione. 47, il morto che parla! e in molti si recavano alle Fontanelle per parlare con la propria anima pezzentella. Viene da chiedersi se Tim Burton non sia passato di lì prima di realizzare La sposa cadavere! Certo, in un posto così non potevano mancare storie e misteri, come quello del cranio di Donna Cuncetta, l'unico che sembra sudare, l'unico più lucido degli altri. E come non citare la leggenda del Capitano, che sarebbe apparso al matrimonio di due giovani sposi causandone la morte.
Infinite sono le storie e credenze popolari che donano a Napoli un tono gotico. Dal fantasma del cavaliere, col braccio spezzato che si aggira nelle segrete di Castel dell' Ovo a quelli di Castel Sant'Elmo e della Pedamentina di San Martino. Ma non può esistere un viaggio nei misteri napoletani senza un riferimento al Principe di San Severo Raimondo I. Esponente enigmatico dell'Illuminismo europeo, la sua vita si mescola a storie di massoneria e di alchimia. Il Principe condusse diversi esperimenti sulla vita e sulla morte, senza mai abbandonare la sua segreta passione per l'esoterismo. Sono ormai in pochi a non conoscere i “mostri” della cappella di San Severo. Due scheletri umani a cui è stata sovrapposta una riproduzione dell'intero sistema circolatorio: sembra che Raimondo I li abbia “imbalsamati”, iniettando un composto di sua invenzione, mentre le due cavie erano ancora vive. E a proposito di invenzioni, si dice che il Principe nei suoi laboratori sia stato capace di creare un liquido simile al sangue di San Gennaro! Ora capisco perché è stato definito “l'incarnazione napoletana del Faust ”!
Fantasia o realtà? Come si suol dire a Napoli “non è vero ma… ci credo”, e voi?
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