Più volte mi è capitato di dover raccontare questa storia che, più che una storia, è proprio un’usanza veneziana che pone le sue radici
in qualche secolo addietro.
Venezia non è sempre stata la città che tutti vedono ora, intasata da
turisti che si limitano a cercare informazioni su cosa vedere e cosa fare qui,
era una potenza navale, una città senza precedenti con mille e una cose, anche
non turistiche da fare, e con una storia affascinante alle spalle.
Facciamo un passo indietro, meglio svelare prima di cosa parlerò,
altrimenti ho idea che perdete il filo del discorso.
Ebbene lo sposalizio del mare è una festa che viene festeggiata a
Venezia ogni anno nel giorno del’Ascensione (Festa de la Sensa, come la
chiamiamo in dialetto).
Venezia ha sempre avuto un rapporto molto stretto con il mare
perché, essendo circondata d’acqua e concentrando la sua forza nel commercio via
nave, doveva conoscerlo bene e, in un certo senso, mantenere i buoni rapporti,
un mare mosso e tempestoso significava perdita di denaro e di possibili affari.
Si pensi a tutte le colonie veneziane lungo la penisola balcanica, il
viaggio di Marco Polo fino in India, i rapporti con gli Ottomani che Venezia
mantenne andando anche contro il volere della Chiesa: insomma, viaggiare per mare a scopi commerciali per Venezia aveva un’importanza che poche altre città potevano capire.
Il Doge, insieme con la Signoria e gli ambasciatori, per celebrare
questo patto con il mare, si recava con il Bucintoro, possiamo definirla la
galea di stato, sfarzosissima e quasi interamente decorata in oro, verso le
bocce di porto di San Niccolò, dove aveva luogo la cerimonia. Lo sposalizio del mare è quindi una sorta di
matrimonio tra il Doge, “governatore” di Venezia, con il mare, pronunciando la
seguente frase “Desponsamus te, mare nostrum, in signum ven
perpetuique dominii”, mentre un anello, benedetto dal patriarca, scompariva tra
le acque ancora un po’ torbide, lì dove la laguna si bacia col mare.
La frase citata significa “Ti sposiamo, nostro mare, in segno di
perpetuo dominio”. Attenzione, però, che non si trattava di un rapporto tra un
dittatore (Venezia) e il mare, ma un vero e proprio matrimonio, un patto alla
pari tra due parti che nutrono un profondo rispetto l’una per l’altra.
Lo dico spesso ma mi piace immaginarmi Signora Venezia, circa come
viene rappresentata nella statua posta sull’altare all’interno della Madonna
della Salute, che sposa il dio Mare giurandosi amore eterno, una visione un po’
romantica di quello che in realtà era un’evento tradizionale probabilmente
scaramantico più che simbolico.
Venezia affascina sempre, la si può leggere, la si può visitare, magari
scivolando sul Canal Grande col vaporetto n. 2 ma le sue storie
rapiscono e illustrano, nel loro piccolo, la grandezza della Repubblica della
Serenissima nel momento di suo massimo splendore.
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