Milano, Navigli: chi non conosce il triangolo milanese delimitato dal Naviglio Grande e dal Naviglio Pavese e che ha come vertice la darsena di porta Ticinese. Conosciuto perché comodo per alcune università famose e perché quartiere di studenti, artisti, musicisti e, perché no, ormai grandi ristoranti.
Sadler è forse uno dei pezzi di storia di Milano. Situato in via Ascanio Sforza, proprio sui Navigli, è il due stelle Michelin che ha scritto, insieme ad altri, la storia gastronomica di Milano. Un menù diviso tra creativo, young (75 euro), del mercato e alla carta in modo da avere un’offerta ricca e unica. E un italian sashimi che consiglio di assaggiare a tutti. Pazzesco. Non solo nella presentazione. L’offerta diventa ancora più flessibile con il bistrot Chic‘n’quick, subito accanto. Prezzi contenuti, menu interessante e una proposta lunch imbattibile a meno di 20 euro. Un motivo valido per andare in una zona non troppo trafficata.
Spostandoci su Ripa di porta Ticinese il Pont De Ferr, l’ormai conosciutissimo ristorante dove lo chef Matias Perdomo, uruguaiano di origine ma con un fiuto per la cucina italiana, grazie alla sua spiccata creatività e originalità riesce sempre a stupire. La cosa che sorprende, ogni volta, è la location. Un ristorante della vecchia Milano, con i tavoli di legno e quella tipicità che mai farebbe pensare a piatti così elaborati. Perché i piatti di Matias non si possono raccontare: vanno, per prima cosa, guardati. Poi capiti e assaggiati. E se adesso sembra un tranello, provate e poi fatemi sapere. I prezzi si aggirano intorno agli 80 euro per un menù degustazione e il ristorante ha una stella Michelin.
Rimanendo sulla Ripa di Porta Ticinese, obbligatorio passare a bere qualcosa in questi tre locali che sui Navigli non possono passare inosservati.
Il Mag, conosciuto e perfetto per l’aperitivo, il Rita, famoso quasi quanto i Navigli stessi perché considerato il miglior luogo per i cocktail milanesi. Inutile soffermarsi sul cibo (che comunque è molto meglio del resto dei locali milanesi) perché qui, al Rita, si viene solo per una cosa: i cocktail.
E per un post cena lo Zog. Se si ha l’animo un po’ rock’n roll qui si incontrano spesso cantanti, attori e il proprietario Francesco Sarcina (cantante de Le Vibrazioni) ogni tanto prende in mano la chitarra e rende tutto molto più rock.
Per chi ha voglia di cucina orientale e fusion da provare la sushi pasticceria Basara (zona Tortona/Savona) dove lo chef giapponese Hiro propone, oltre ad un’ottimo pesce, i migliori dolci di Milano. Cosa strana per un ristorante di sushi.
Sempre fusion ormai famoso a Milano è il Temakinho: si definisce temakeria brasiliana e quindi “un piatto semplice fatto di alga nori, riso e pesce fraschissimo, crudo o cotto, condito con ingredienti del posto per soddisfare il palato di clienti goderecci quali sono i brasiliani… “. Un pranzo o una cena da Temakinho vuol dire temaki, rolls e caipirinhas alla frutta o frullati freschi, ascoltando jazz, samba e bossa nova. Un mix a quanto pare vincente visti i numeri e la fila sempre presente all’ingresso.
Decisamente più naturale è invece il Lattughino, in via Vigevano, via fortunata negli ultimi periodi grazie all’arrivo anche di Taglio, il nuovo ristorante aperto a pranzo e per l’aperitivo, di Gianluca Biscalchin. Monica l'ha recensito, leggete qua per maggiori informazioni.
Il Lattughino invece è un format originale, nuovo e soprattutto genuino. Niente di troppo vegetariano o vegano ma la giusta scelta per tutti. Un menù ricco che inizia dalle insalate, i wrap e i sandwich, le zuppe, i burger vegetariani (per chi li vuole “ammmericani” c’è Tizzy’s sempre sui Navigli) e non solo, gli udon giapponesi ma anche le polpette al sugo e le "cheese fake" vegane. Insomma chiunque può soddisfare il proprio palato, qui al Lattughino. E non solo qui. Anche a casa, ordinando online comodamente dal proprio divano.