Se, come me, credete che il calcio sia quella cosa che ti fa fare amicizia all’oratorio e che occupa la metà dei servizi di Studio Aperto è giunto il momento di ricredersi. Bisogna affrontare la realtà e sapere che il mondo è alle prese con la fenomenologia dei Mondiali 2014 e del calcio in generale che provoca più discussioni delle raccolta differenziata all’assemblea di condominio. Ma non divaghiamo. Mi si è resa necessaria una lista per sostenere una conversazione-tipo al bar mentre sorseggio un gingerino, una di quelle che mi fanno sembrare appassionata e interessata, simile a questa o questa.
1. Il campo. È verde. Cos’altro c’è da sapere? Mia mamma al massimo si chiederebbe se la terra è buona per piantarci le ortensie.
2. Le squadre. Pare siano due, composte da 11 giocatori ciascuna. Più gli arbitri e assistenti vari per un totale di circa 30 uomini in calzoncini corti e calzettoni lunghi fino al ginocchio. Bah.
3. I giocatori. Requisito quasi fondamentale per far parte di un team è perdere la vocale finale nel nome. Vedi Daniel, Manuel, Pasqual.
4. La pettinatura. Hanno tutti lo stesso barbiere che utilizza con disinvoltura le forcine e sfrutta la versatilità della fascia elastica. E probabilmente si è formato a Cracovia.
5. Il tatuaggio. Altro elemento distintivo del giocatore che esibisce disegni sulla pelle simili a quadri dell’avanguardia russa.
6. Telefono, casa. Nonostante la lontananza dalla famiglia, il figliol prodigo non si dimentica dei consigli di mamma e indossa sempre la maglia della salute.
7. La direzione tecnica. Il gioco si svolge sotto lo sguardo vigile dell’allenatore che si prodiga nelle seguenti attività: mastica nervosamente, urla, incrocia le braccia.
8. La preparazione atletica. I calciatori corrono per 90 minuti, sopportano alte e basse temperature, cadono senza farsi male ma non riescono ancora a rullare come gli omini del calcio balilla.
9. Il gol. Lo si attende per tutto il match per poter esultare, intonare cori celebrativi, saltare sul divano e suonare il clacson per strada disturbando la pennichella domenicale della titolare della merceria.
10. Nessuno starà mai bene in mutande quanto Beckham.